sabato 13 luglio 2013

Ollachea e la Casa Hogar Estudiantil

In questi giorni di fine giugno mi sono recata in visita ad un altro progetto, dopo aver concluso i laboratori sull'ambiente, ho salutato i bambini di Caracoto e mi sono presa qualche giorno di “vacanza”, più che altro per cambiare aria e conoscere anche altre realtà. Il momento più bello prima della partenza è stato il saluto alla quarta, la classe a cui di sicuro mi sono affezionata di più! Mi hanno detto parole bellissime, auguri per la partenza, ringraziamenti per il lavoro svolto insieme e tanti baci e lunghissimi abbracci... Devo dire che mi è dispiaciuto veramente, ma dopo due mesi senza muoversi quasi per nulla da Juliaca sentivo il bisogno di conoscere altro e questa volta il cambio è stato davvero drastico! Grazie ad un amico di padre Manuel, padre anche lui, detto “il turco” anche se in realtà argentino, sono venuta a conoscenza di questo progetto, una “casa-hogar” per adolescenti e visto che stavamo programmando di andare nella selva e il posto si trovava proprio a metà strada ho deciso di fare questa tappa, separandomi dai miei compagni-colleghi volontari. Sono partita in compagnia di uno dei responsabili del progetto, Davìd, che però insieme al turco vive a Juliaca, dove gestiscono due case per studenti universitari, una maschile e una femminile. Abbiamo preso un pullman per Macusani, arrivando a sfiorare i 5000 metri di altitudine, senza che ormai mi dia alcun fastidio, e poi da lì abbiamo iniziato la discesa verso Ollachea, in mezzo a montagne sempre più verdi e a strapiombi vertiginosi. Pensavo di dover ancora arrivare, mi aspettavo che la discesa finisse, si aprisse la valle o qualcosa del genere, quando, invece, il mio compagno di viaggio mi ha dato il benvenuto a Ollachea. Siamo scesi dal pulmino e subito abbiamo iniziato la salita lungo una stradina del paese, mentre ancora cercavo di raccapezzarmi dalla bellezza della natura circostante. Dopo quasi tre mesi di altipiano andino, piatto quasi fino all'orizzonte, solcato da dolci colline brulle, vegetazione bassa, quasi totalmente priva di alberi e sempre più secca e ingiallita, trovarsi qui in mezzo alle montagne, assolutamente circondata da tutti i lati dai pendii verdissimi, è stato un bel colpo. Certo tutti prima di partire mi avevano detto che era bellissimo qui, ma non gli avevo dato tanto retta, mi interessava soprattutto visitare il progetto, più che il luogo! Una volta arrivata però ho ringraziato la fortuna per avermi fatto vedere un posto così stupendo, di fronte alla casa, dall'altro lato della valle scende una cascata ripidissima e tutto intorno a noi i boschi penetrano nel paese, con alberi, fiori e questa vitalità prorompente che è un regalo per gli occhi.
Oltre a tutto ciò qui sono subito stata accolta benissimo, la casa, in realtà un congiunto di sei casette, di cui una per i volontari, una per la famiglia che gestisce il progetto e le altre per i ragazzi, è diretta da una giovane coppia. Blanca, la “hermana” come la chiamano i ragazzi, è dolcissima e mi ha preso subito sotto la sua ala, dopo averci servito un ottimo pranzo, mi ha portato a fare vedere tutto il progetto, oltre alle casette dei ragazzi, la biblioteca, la sala per le riunioni, il comedor e la cucina, tutto circondato da prati per giocare e piccoli orticelli. Qui è tutto più piccolo e più familiare, i ragazzi, 23 tra maschi e femmine, dagli 11 ai 15 anni hanno turni per la cucina e ognuno ogni settimana svolge un compito di pulizia e di cura di uno degli spazi comuni. Già ieri sera, mentre Blanca controllava i quaderni, alcuni mi hanno chiesto aiuto per i compiti di inglese, gli studenti di primero (equivalente alla nostra seconda media), i più piccoli e nuovi arrivati, infatti vengono seguiti da vicino, mentre gli altri sono più liberi. Tutti i ragazzi che vivono nella casa vengono da paesini piccoli e lontani, per lo più nella selva, che farebbero fatica a venire tutti i giorni a scuola e perciò lasciano la proprio casa per venire a stare qui e vanno a trovare la famiglia nel fine settimana. Inoltre qui oltre ad imparare la convivenza, ad essere responsabilizzati nel partecipare attivamente alla gestione della casa, vengono seguiti, appunto nei compiti e nel loro andamento scolastico.

Il bello dello stare qui è che mi sento più inserita nella vita locale, ieri dopo la visita del progetto, ho accompagnato Blanca a prendere suo figlio Andrew di 4 anni all'asilo, in realtà uscito da solo dall'asilo era andato a giocare coi suoi cuginetti e vicini di fronte alla casa dei nonni. Così ho conosciuto la mamma e le sorelle di Blanca, che vivono in paese, ho visto la loro casa e ho ascoltato le loro storie. Mi sono accorta di come quando mi chiedevano di dove ero e gli dicevo “Italia” non avessero la più vaga idea di dove fosse, così come anche i ragazzi, di come la vita qui è proprio fuori dal mondo. Blanca mi racconta di come il paese si stia arricchendo ora con le miniere d'oro e qualche industria, mentre quando lei era piccola vivevano tutti di sola agricoltura e i bambini non potevano giocare, in quanto dovevano aiutare i genitori nei campi. In quel momento ho capito perchè mi ha guardato così stupita quando le ho detto che mi piacerebbe aiutare nella raccolta del mais, che per lei invece è una punizione per i ragazzi che non fanno i compiti! Tutt'ora i ragazzi il fine settimana lavorano quasi tutti, coi genitori o altri parenti e inoltre quando la scuola deve compiere lavori di ampliamento o manutenzione organizza una giornata speciale in cui, invece di andare a scuola, gli studenti cercano lavoretti da fare per raccogliere il denaro necessario. Qui la vita è molto più semplice, in certe cose all'antica, anche se con alcune strane (per me) contraddizioni! Per esempio ho scoperto che nessuno ha il phon per i capelli, però hanno il ferro da stiro, non ci sono né la lavapiatti, la lavatrice o l'aspirapolvere però la tv satellitare sì! Certo devo dire che passare il sabato mattina a lavarsi i vestiti insieme a tutti i ragazzi, fuori nel cortile, o aspettare che esca il sole per lavarsi i capelli con l'acqua fredda gelida, sono esperienza non da poco e certo ti fanno capire come alcune innovazioni tecnologiche possano essere in realtà abbastanza superflue. D'altra parte quando ho spiegato che cosa fosse una lavapiatti (Blanca l'aveva vista in tv e voleva sapere se esistesse davvero!) mi rendo conto che la globalizzazione ha spesso portato solo il peggio di quello che usualmente chiamiamo “sviluppo”. Solo ora nella casa si stanno facendo i lavori, grazie ad un finanziamento, per installare il solare termico per l'acqua calda, che è davvero importante, infatti sebbene faccia meno freddo, lavarsi con l'acqua gelida non credo faccia proprio bene ai ragazzi, che infatti erano tutti influenzati e raffreddati. D'altra parte dopo la tisana di eucalipto contro il raffreddore tutti si imbottiscono di antibiotici e altre medicine, prese molto a caso e senza nessuna prescrizione medica! E' realmente un mondo curioso, ma al di là di tutto, la cosa che mi è rimasta sono i sorrisi dei ragazzi, le loro domande curiose, quando dopo un'ora di pallavolo, mi sono ritrovata seduta nel prato circondata da tutti loro, la loro voglia di scoprire, conoscere, andare al di là del nozionismo di cui purtroppo la scuola qui è piena (spesso i compiti consistono nel copiare nel quaderno pagine intere dei libri). Mi rimarrà sempre il ricordo dell'ultima sera in cui per la mia “despedida” hanno organizzato una festa e abbiamo ballato tutti insieme, dalle musiche tipiche andine, al reaggaeton, fino a qualche pezzo commercialissimo! E' stata un'esperienza davvero unica, purtroppo breve, ma che chissà n giorno spero davvero di rivivere...

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