In questi giorni di fine giugno mi sono
recata in visita ad un altro progetto, dopo aver concluso i
laboratori sull'ambiente, ho salutato i bambini di Caracoto e mi sono
presa qualche giorno di “vacanza”, più che altro per cambiare
aria e conoscere anche altre realtà. Il momento più bello prima
della partenza è stato il saluto alla quarta, la classe a cui di
sicuro mi sono affezionata di più! Mi hanno detto parole bellissime,
auguri per la partenza, ringraziamenti per il lavoro svolto insieme e
tanti baci e lunghissimi abbracci... Devo dire che mi è dispiaciuto
veramente, ma dopo due mesi senza muoversi quasi per nulla da Juliaca
sentivo il bisogno di conoscere altro e questa volta il cambio è
stato davvero drastico! Grazie ad un amico di padre Manuel, padre
anche lui, detto “il turco” anche se in realtà argentino, sono
venuta a conoscenza di questo progetto, una “casa-hogar” per
adolescenti e visto che stavamo programmando di andare nella selva e
il posto si trovava proprio a metà strada ho deciso di fare questa
tappa, separandomi dai miei compagni-colleghi volontari. Sono partita
in compagnia di uno dei responsabili del progetto, Davìd, che però
insieme al turco vive a Juliaca, dove gestiscono due case per
studenti universitari, una maschile e una femminile. Abbiamo preso un
pullman per Macusani, arrivando a sfiorare i 5000 metri di
altitudine, senza che ormai mi dia alcun fastidio, e poi da lì
abbiamo iniziato la discesa verso Ollachea, in mezzo a montagne
sempre più verdi e a strapiombi vertiginosi. Pensavo di dover ancora
arrivare, mi aspettavo che la discesa finisse, si aprisse la valle o
qualcosa del genere, quando, invece, il mio compagno di viaggio mi ha
dato il benvenuto a Ollachea. Siamo scesi dal pulmino e subito
abbiamo iniziato la salita lungo una stradina del paese, mentre
ancora cercavo di raccapezzarmi dalla bellezza della natura
circostante. Dopo quasi tre mesi di altipiano andino, piatto quasi
fino all'orizzonte, solcato da dolci colline brulle, vegetazione
bassa, quasi totalmente priva di alberi e sempre più secca e
ingiallita, trovarsi qui in mezzo alle montagne, assolutamente
circondata da tutti i lati dai pendii verdissimi, è stato un bel
colpo. Certo tutti prima di partire mi avevano detto che era
bellissimo qui, ma non gli avevo dato tanto retta, mi interessava
soprattutto visitare il progetto, più che il luogo! Una volta
arrivata però ho ringraziato la fortuna per avermi fatto vedere un
posto così stupendo, di fronte alla casa, dall'altro lato della
valle scende una cascata ripidissima e tutto intorno a noi i boschi
penetrano nel paese, con alberi, fiori e questa vitalità prorompente
che è un regalo per gli occhi.
Oltre a tutto ciò qui sono subito
stata accolta benissimo, la casa, in realtà un congiunto di sei
casette, di cui una per i volontari, una per la famiglia che gestisce
il progetto e le altre per i ragazzi, è diretta da una giovane
coppia. Blanca, la “hermana” come la chiamano i ragazzi, è
dolcissima e mi ha preso subito sotto la sua ala, dopo averci servito
un ottimo pranzo, mi ha portato a fare vedere tutto il progetto,
oltre alle casette dei ragazzi, la biblioteca, la sala per le
riunioni, il comedor e la cucina, tutto circondato da prati per
giocare e piccoli orticelli. Qui è tutto più piccolo e più
familiare, i ragazzi, 23 tra maschi e femmine, dagli 11 ai 15 anni
hanno turni per la cucina e ognuno ogni settimana svolge un compito
di pulizia e di cura di uno degli spazi comuni. Già ieri sera,
mentre Blanca controllava i quaderni, alcuni mi hanno chiesto aiuto
per i compiti di inglese, gli studenti di primero (equivalente alla
nostra seconda media), i più piccoli e nuovi arrivati, infatti
vengono seguiti da vicino, mentre gli altri sono più liberi. Tutti i
ragazzi che vivono nella casa vengono da paesini piccoli e lontani,
per lo più nella selva, che farebbero fatica a venire tutti i giorni
a scuola e perciò lasciano la proprio casa per venire a stare qui e
vanno a trovare la famiglia nel fine settimana. Inoltre qui oltre ad
imparare la convivenza, ad essere responsabilizzati nel partecipare
attivamente alla gestione della casa, vengono seguiti, appunto nei
compiti e nel loro andamento scolastico.
Il bello dello stare qui è che mi
sento più inserita nella vita locale, ieri dopo la visita del
progetto, ho accompagnato Blanca a prendere suo figlio Andrew di 4
anni all'asilo, in realtà uscito da solo dall'asilo era andato a
giocare coi suoi cuginetti e vicini di fronte alla casa dei nonni.
Così ho conosciuto la mamma e le sorelle di Blanca, che vivono in
paese, ho visto la loro casa e ho ascoltato le loro storie. Mi sono
accorta di come quando mi chiedevano di dove ero e gli dicevo
“Italia” non avessero la più vaga idea di dove fosse, così come
anche i ragazzi, di come la vita qui è proprio fuori dal mondo.
Blanca mi racconta di come il paese si stia arricchendo ora con le
miniere d'oro e qualche industria, mentre quando lei era piccola
vivevano tutti di sola agricoltura e i bambini non potevano giocare,
in quanto dovevano aiutare i genitori nei campi. In quel momento ho
capito perchè mi ha guardato così stupita quando le ho detto che mi
piacerebbe aiutare nella raccolta del mais, che per lei invece è una
punizione per i ragazzi che non fanno i compiti! Tutt'ora i ragazzi
il fine settimana lavorano quasi tutti, coi genitori o altri parenti
e inoltre quando la scuola deve compiere lavori di ampliamento o
manutenzione organizza una giornata speciale in cui, invece di andare
a scuola, gli studenti cercano lavoretti da fare per raccogliere il
denaro necessario. Qui la vita è molto più semplice, in certe cose
all'antica, anche se con alcune strane (per me) contraddizioni! Per
esempio ho scoperto che nessuno ha il phon per i capelli, però hanno
il ferro da stiro, non ci sono né la lavapiatti, la lavatrice o
l'aspirapolvere però la tv satellitare sì! Certo devo dire che
passare il sabato mattina a lavarsi i vestiti insieme a tutti i
ragazzi, fuori nel cortile, o aspettare che esca il sole per lavarsi
i capelli con l'acqua fredda gelida, sono esperienza non da poco e
certo ti fanno capire come alcune innovazioni tecnologiche possano
essere in realtà abbastanza superflue. D'altra parte quando ho
spiegato che cosa fosse una lavapiatti (Blanca l'aveva vista in tv e
voleva sapere se esistesse davvero!) mi rendo conto che la
globalizzazione ha spesso portato solo il peggio di quello che
usualmente chiamiamo “sviluppo”. Solo ora nella casa si stanno
facendo i lavori, grazie ad un finanziamento, per installare il
solare termico per l'acqua calda, che è davvero importante, infatti
sebbene faccia meno freddo, lavarsi con l'acqua gelida non credo
faccia proprio bene ai ragazzi, che infatti erano tutti influenzati e
raffreddati. D'altra parte dopo la tisana di eucalipto contro il
raffreddore tutti si imbottiscono di antibiotici e altre medicine,
prese molto a caso e senza nessuna prescrizione medica! E' realmente
un mondo curioso, ma al di là di tutto, la cosa che mi è rimasta
sono i sorrisi dei ragazzi, le loro domande curiose, quando dopo
un'ora di pallavolo, mi sono ritrovata seduta nel prato circondata da
tutti loro, la loro voglia di scoprire, conoscere, andare al di là
del nozionismo di cui purtroppo la scuola qui è piena (spesso i
compiti consistono nel copiare nel quaderno pagine intere dei libri).
Mi rimarrà sempre il ricordo dell'ultima sera in cui per la mia
“despedida” hanno organizzato una festa e abbiamo ballato tutti
insieme, dalle musiche tipiche andine, al reaggaeton, fino a qualche
pezzo commercialissimo! E' stata un'esperienza davvero unica,
purtroppo breve, ma che chissà n giorno spero davvero di rivivere...
Nessun commento:
Posta un commento