Alla fine del primo mese qui a
Caracoto, dopo essere stati invitati ad un matrimonio e aver visitato
la feria agropecuaria, io e Valeria abbiamo, infine, deciso di
prenderci i nostri due giorni di riposo mensile e andare a Arequipa.
Infatti, per quanto il paese e la gente e la vita locale siano
piacevoli, interessanti e coinvolgenti, dopo un mese iniziavo a
sentire il bisogno di cambiare aria, di vedere un posto diverso e
delle facce nuove. Così lunedì mattina abbiamo buttato tre cose
negli zaini e siamo partite all'avventura, siamo andate a Juliaca
convinte che avremo trovato subito il pullman, facendoci guidare dal
grido “Arequipaarequipaarequipa!!”, invece non l'abbiamo trovato,
abbiamo girato tutto il centro e infine quando abbiamo chiesto ci
hanno detto che dovevamo andare fino al terminal, dall'altra parte
della città!
Arrivate lì siamo riuscite a trovare
il bus per Arequipa subito, questa volta seguendo, sì, la voce. Per
fortuna abbiamo deciso di non chiedere nemmeno l'ora d'arrivo e siamo
partite, pronte a tutto. Prima di riuscire ad uscire dalla città il
pullman si è fermato varie volte e mentre tirava su altri passeggeri
lungo la strada, salivano donne vendendo bevande e cibarie per il
viaggio e anche il giornale. Anche durante il percorso ad ogni sosta,
per dei fantomatici controlli, salivano donne con cestini di
chicharrones, trucha frita e aguita de cebada, mentre durante il
percorso due venditori ci hanno tenuto compagnia cercando di
venderci, prima una miracolosa crema naturale a base di una de gato,
eucalipto e altre piante locali, che guariva ogni male possibile;
mentre il secondo una fantastica enciclopedia a fascicoli.
Arrivate ad Arequipa ci siamo subito
informate sui pullman per arrivare al canyon di Colca e abbiamo
scoperto che ci volevano ben 5 ore, che visto come sono qui
normalmente gli orari voleva dire almeno 6 o 7 e quindi abbiamo
deciso che la cosa migliore era viaggiare di notte, anche perchè le
alternative erano davvero poche. Così abbiamo passato il pomeriggio
e la serata a visitare la città, che devo dire mi è veramente
piaciuta.
Il centro di Arequipa, in particolare la piazza principale
aveva un aspetto davvero diverso da Juliaca o Puno, grande, pulita,
piena di gente diversa. Forse un po' troppo turistica, con
addirittura la via dei negozi piena di catene multinazionali e
Macdonald, Burger King, Piazza hut, ecc...
Alcuni edifici e molte
chiese avevano un aspetto molto spagnolo, bianche e grandissime,
mentre poi le stradine laterali erano più sud americane, con di
nuovo i venditori ambulanti per strada (che nella piazza de armas
sono proibiti), le casette basse e colorate e la confusione, anche se
mai quanta a Juliaca. Insomma, devo dire una bella città tutto
sommato, anche se avrei potuto benissimo fare a meno dei fast food
americani, è piacevole un po' di vita culturale, come la bellissima
mostra fotografica sui popoli indigeni amazzonici, e anche un po' di
turismo, la sera infatti siamo finite a berci una birretta nel bar di
un ostello davvero internazionale (anche come prezzi!), e un po' di
mestizaje, infatti a cena ci siamo fatte tentare da una pizzeria
italiana, che come garanzia di autenticità aveva una bandiera sarda
fuori dalla porta.
La notte sul pullman invece siamo
ritornate nel mondo dei campesinos andini, infatti i turisti veri non
si azzardano assolutamente a prendere i bus di linea e forse fanno
anche bene :)
In realtà a parte i seggiolini
minuscoli, la guida un po' rischiosa, il freddo gelido e la calca di
persone ammucchiate una sopra l'altra con borse, sacchi e bambini
imbraccio, siamo riuscite a sopravvivere al viaggio e alle 6 di
mattina siamo state svegliate da tutte le signore che ci dicevano
Baja, baja, baja! Eravamo alla Cruz del Condor e avendo visto due
“gringas” avevano deciso che dovevamo scendere... e che bellezza.
Eravamo effettivamente in uno dei punti più spettacolari per vedere
il canyon, su questa strada in mezzo al nulla con il sorgere del sole
e le montagne di fronte, al di là del precipizio. Siamo rimaste per
un po' estasiate a guardare il panorama incredibile di quel luogo e a
cercare di avvistare i condor (che diciamo di aver visto, anche se da
lontano e controluce non ci potrei giurare che fossero proprio
Condor...)
Dopo di che ci siamo incamminate verso il paese, un po'
per scaldarci e un po' perchè non sapevamo che altro fare. Aspettare
il bus successivo non sembrava una buona idea, ma per fortuna dopo
un'ora di cammino un ragazzo del posto ci ha dato un passaggio fino a
Cabanaconde, qui l'autostop è molto usato infatti, anche se visto il
nostro essere bianche non è stato gratuito.
Arrivate in paese abbiamo dato
un'occhiata in giro e poi, stremate, abbiamo deciso di cedere e fare
le turiste sul serio, così abbiamo preso un pulmino che prevedeva
varie tappe nel canyon e rientro nel pomeriggio ad Arequipa, con
tanto di guida in inglese, anche se molto stentato.
In questo modo
abbiamo apprezzato il canyon da diversi punti, abbiamo fatto un bagno
in una piscina con sorgente di acqua calda in fondo al canyon e
abbiamo pranzato a Chivay, il paesino più grande della zona. Lì
però ci siamo volute staccare dal gruppo, rifiutandoci di mangiare
nel ristorante un decisamente troppo turistico e approfittando per
fare una passeggiata in paese. Così siamo finite al mercato, dove in
una zona coperta c'erano tantissimi banchetti che offrivano ogni tipo
di cibi diversi, noi ci siamo fermate da una signora che aveva una
teglia di pastel da papas che ci ha riscaldato in un microonde, ci ha
fatto accomodare sui suoi sgabellini, un picolissimo tavolino, un po'
di salsine piccantissime e via, squisito!
Prima di rientrare ad Arequipa abbiamo
fatto altre due soste, una nel punto più alto (4910 mslm) da cui si
vedono le cime di ben cinque vulcani e un panorama immenso, tutto
ricoperto di sassi impilati e l'altro punto all'interno della riserva
di Salinas y Aguada Blanca per vedere i lama e gli alpaca da vicino.
Rientrate ad Arequipa eravamo
stanchissime, ma soddisfatte e abbiamo deciso di rientrare con
l'ennesimo pullman a casa, di cui devo dire un po' sentivamo già la
mancanza, anche se mi sono ripromessa di ritornare a fare un weekend
ad Arequipa, quando di nuovo sentirò il bisogno di un po' di
“città”.
Silvia
(foto di Valeria)