domenica 28 aprile 2013

Una giornata al Comedor

Di solito mi sveglio verso le 6:30, grazie al sole che illumina la stanza, ancora non mi sono convinta a mettere la sveglia anche se qualche volta sarebbe meglio! Ma tra la luce che entra dalla finestra che è proprio rivolta ad est con una grandissima vetrata che occupa tutta la parete laterale e tra Rino Gaetano che irrompe verso le 5:30, non c'è pericolo che non mi svegli... La musica viene dal cortile, dove Gisella e Valeria fanno ginnastica con le cuoche, prima che inizino a lavorare alle 6. Io e Yuri , invece scendiamo verso le 7, all'inizio ci dividevamo tra chi stava alla porta, chi nella sala del comedor e chi in cucina, ma ora entriamo tutti e 3 in cucina, anche perchè fa più caldo! La sola cosa che mi spiace è che così non mi prendo il bacio di saluto dei bimbi man mano che arrivano... Quando scendo ci sono già alcuni dei grandi, che sono i ragazzi del Colegio, che vengono solo per i pasti e vanno a scuola a Juliaca. Invece le prime due ad arrivare delle bimbe della primaria sono sempre due sorelline, dolcissime, che abitano qui vicino. Le si sente arrivare dal rumore degli zainetti-trolley che si trascinano dietro. Quando arrivano loro inizio a riempire le tazze con la colazione del giorno, una bevanda calda di cui gli ingredienti non sono ben noti e variano ogni giorno, mentre riempiamo il pane con quello che tocca di volta in volta e che può essere burro, marmellata, manjar (una cosa misteriosa e dolcissima che non scopriremo mai cos'è!) o ancora fegato di pollo, palta (avocado) o tortilla. Fino alle 8 arrivano i bambini delle elementari che poi vanno a scuola, le maestre li fanno mettere in fila per due nel cortile, all'ordine di “formarse” e vanno alla due isolati più in là dove c'è la primaria. Quando loro sono tutti andati (tranne qualche ritardatario), c'è da preparare per i piccolini, del jardin. Per loro tagliamo il pane a metà o in quattro, così speriamo lo mangino tutto e non lo buttino che è la cosa più importante. Per loro esco dalla cucina e li servo ai tavolini piccoli in fondo al comedor e rimango lì a incoraggiarli a mangiare, controllare che finiscano tutto (questo anche con i più grandi!) e soprattutto controllare che non si picchino. Questo è uno dei miei momenti preferiti della giornata perché oltre ad aiutare i bambini a mangiare ascolto le loro storie e cerco di imparare man mano tutti i loro nomi, poi ce n'è sempre uno o due che piangono e allora cerco di consolarli e di capire quale sia il problema, anche se capire le loro vocine non è per nulla facile.
Quando hanno finito tutti i bimbi, fino all'ora di pranzo, si sta in cucina dove c'è sempre da tagliare il pane, sgranare le fave o i piselli, tagliare le verdure, lavare e asciugare le tazze e farsi due risate con le mitiche cuoche. Alle 11:30 pranzano i più piccini, che vanno serviti a tavola, e spesso qualcuno va anche imboccato... Il pranzo è uguale per tutti, solo cambiano le porzioni, poi verso le 12 arrivano le elementari, classe per classe e si mettono in fila per farsi passare il vassoio, poi giriamo a portargli la frutta e il bere, che loro chiamano agua, ma in realtà è una bevanda tiepida, insaporita con frutta o spezie e zucheratissima! Durante il pranzo aiutiamo un po' dove c'è bisogno qualcuno a servire i bimbi e dargli un occhio mentre mangiano, qualcuno a sparecchiare dai piccoli, mentre i grandi sparecchiano da sé, e qualcuno dentro in cucina a lavare...
Al pomeriggio, invece, andiamo a scuola, io per ora sto facendo lezioni di italiano e ogni giorno ho una classe diversa, i bambini imparano in fretta e con voglia, devo solo riuscire a coinvolgerli non farli annoiare che se no scappano in giardino con la scusa di andare in bagno. E anche se alle volte mi fanno impazzire, mi diverto parecchio! Alle 3 del pomeriggio la giornata lavorativa giunge al termine, dopo di che il resto del pomeriggio scivola via lento, anche se la stanchezza mi impedisce di fare grandi cose. Alle volte vado a Juliaca a comprare qualcosa o a fare un giro, ma non spesso, il più del tempo lo passo sul terrazzo a godermi il sole, leggere, scrivere e pensare... Poi ceniamo presto perchè alle 9/10 stiamo già crollando dal sonno! Dopo cena guardiamo il telegiornale o qualche altro programma stupido alla tv, qualche volta un film e poi tutti a nanna prestissimo a scaldarsi sotto le 5 coperte.

Silvia   

lunedì 22 aprile 2013

Breve comparsata televisiva!

In onore della festa del Barrio San Felipe (dove abbiamo ballato il Waka Waka), non ci siamo fatti mancare una breve comparsata televisiva, che abbiamo piacevolmente scoperto per caso, qualche giorno fa!

http://www.youtube.com/watch?v=zr64lJV3H3Y&feature=youtu.be


Una nuova settimana stupenda

La settimana appena trascorsa e' stata davvero stimolante e ricca di emozioni, nonostante le giornate siano passate come spesso accade, ricche di lavoro e poche occasioni di svago, se non nel weekend. Le mie giornate sono cominciate alle 5 la mattina, con la ginnastica con le donne del Comedor, per poi continuare a lavorare per la maggioranza del tempo tra la cucina e la mensa, fino all'1 e mezza, ora in cui cominciano le lezioni pomeridiane (nel mio caso di inglese).

Venerdi, dopo una bella mattinata passata per mercati a Juliaca con Jhony, Rosio e Ilda, ho assistito alla piu' grande grandinata che abbia mai visto, mentre stavo tenendo il corso di inglese alla classe prima.

E' stata una buona occasione per fare a pallate con il ghiaccio rimasto a terra, ma soprattutto, per costruire un'alpaca di neve!

Anche il weekend e' stato intenso: il sabato mattina alle 9 abbiamo partecipato alla riunione con le famiglie organizzata dalla Scuola: e' stata una bella occasione per conoscere e farsi conoscere dalle famiglie, ma anche molto istruttiva: ci sono stati interventi da parte di psicologi, assistenti sociali, nutrizionisti, che mi hanno fatto molto riflettere, anche sul modo diverso di interpretare la famiglia. Purtroppo, nonostante fosse obbligatorio partecipare per entrambi i genitori, la percentuale di uomini era nettamente inferiore rispetto alle madri.

Domenica ci siamo svegliati presto la mattina e siamo andati con Jhony a fare escursioni. Prima a Chucuito, un pueblito molto carino di circa 7000 anime a mezzora da Puno.

Dopo di che ci siamo diretti a Juli, in zona a predominanza aymara (nome che denomina il gruppo indigeno presente ai piedi del lago Titicaca), dove abbiamo visitato il mercato domenicale, la Iglesia de Juli e una piccola spiaggia non molto lontana dal centro. Al ritorno, ci siamo fermati a tentare di scalare un bellissimo agglomerato di rocce che si scagliavano in direzione del cielo, distese su un panorama mozzafiato.

Per terminare la giornata stupendamente, siamo andati andati alla Playa di Capachica, dove abbiamo guidato una barchetta per il lago e dove ci siamo goduti il tramonto dal Mirador del pueblo.
Sulla strada ci siamo fermati ad osservare un gruppo di fenicotteri rosa, che ci e' persino volato sopra la testa prima di tornare verso casa.
Che dire, un'unica riflessione: questo paese e' ricco, ricco davvero. Di colori, di odori, di suoni, di calore umano, di sogno, di speranza. Non c'e' un istante in cui non mi sia sentita completamente sopraffatta dalla bellezza disarmante di questa gente e di questi luoghi. La gamma di colori e di emozioni piu' intensa che potessi desiderare.

Valeria

mercoledì 17 aprile 2013

Nel bene e nel male...

Sono passati poco più di dieci giorni da quando siamo qui e mi sembra già una vita: dopo aver partecipato alla festa del barrio di San Felipe de Caracoto, ballando insieme ai paesani e portando il peso di 7 gonne sui fianchi, da far oscillare violentemente da un lato all'altro, in una specie di caricatura di una corrida; dopo aver addirittura vinto il premio come miglior gruppo di danza e aver bevuto non so quante birre, facendole girare in cerchio come da uso locale, tra i sorrisi delle donne e, purtroppo, i fastidiosi approcci degli uomini ubriachi; dopo avere capito le battute delle cuoche e avere imparato a ridere con loro senza prendersela a male (in realtà quando poi ti vedono triste diventano dolcissime, queste donne all'apparenza un po' brusche); dopo aver imboccato i bambini dell'asilo e ascoltato i loro racconti, che se all'inizio paiono normali storielle di bimbi (sono caduta e ho sbattuto il mento e mi hanno messo i punti), poi con la solita naturalezza passano a dirti che un hombre borracho per la strada ha preso mia sorella e l'ha fatta cadere in terra e le han messo i punti e poi lo hanno denunciato alla polizia... dopo aver insegnato italiano (su loro enorme richiesta) ai bimbi della scuola elementare, che mi chiederanno per 4 mesi ridendo se davvero mantequilla si dice burro in italiano (in castellano significa asino); dopo aver conosciuto John Lennon, Mao e Darwin (solo alcuni degli assurdi nomi dei bambini di qui!); dopo aver raccolto patate con la famiglia di Johny con i piedi nudi nella terra fresca; dopo tutto ciò, pensare che sono solo poco più di dieci giorni mi pare davvero incredibile!
Ci sono sicuramente tante cose qui che non mi piacciono, tante contraddizioni che faccio fatica ad accettare e capire, come la quantità di immondizia ovunque, e la poca cura per l'ambiente circostante, che contrastano incredibilmente con tutte le pubblicità di autolavaggi che promettono di trattare la tua macchina come un gioiello di rara bellezza e infinito valore (che poi con tutta la polvere e terra che c'è ci si chiede proprio quanto durerà così luccicante!). O anche la Coca Cola e la Nestlé che imperversano in ogni dove e tutti i dolci e le schifezze che mangiano tutti, adulti e bambini, quando invece c'è tanta di quella frutta buonissima, che ancora devo capire cosa sia e provare, oltre a tutti i prodotti locali deliziosi e i cibi cucinati e venduti per strada in ogni angolo. Allo stesso modo non comprendo bene la fretta che c'è ogni mattina e ogni giorno a pranzo per far mangiare i bambini che però devono finire tutto e lo devono fare in tempo; d'altra parte in generale gli orari non si capiscono mai e cambiano in continuazione, le cose da fare vengono rimandate di settimana in settimana e ci si chiede se succederanno davvero prima o poi... Tutti sono sempre indaffaratissimi, ma comunque rilassati nei modi.
In fin dei conti questa è l'America latina, forse il luogo più contraddittorio al mondo, e il Perù in particolare, dove si ripudia il colonialismo spagnolo per abbracciare quello del mercato statunitense, dove si lotta per mantenere le proprie tradizioni, ma tutti sono ferventi cattolici. E' un mondo difficile, a momenti davvero faticoso, dove si lavora tantissimo, ma dove tutti ridono sempre, dove nessuno ti chiederà mai di aiutare, ma se ti offri di dare una mano subito ti trovano miliardi di cose che puoi fare, tanto che non riuscirai più a fermarti, se non che poi ti prendi una pausa e di nuovo nessuno ti dice nulla! In questo paese dove c'è tanta povertà e semplicità, ma un'infinita bontà d'animo, tantissimo razzismo interno, ma un'estrema abitudine all'accoglienza, tanta tanta confusione che se vai a fare una passeggiata per Juliaca ti gira la testa, gente ovunque tanto che non riesci nemmeno a camminare, il traffico, tra pulmini, mototaxi, bici-taxi ecc... ma poi fai un passo fuori dalla città e guardi verso l'orizzonte e le montagne lontane e non puoi non sentirti in pace con il mondo.



Silvia

martedì 16 aprile 2013


Arrivati all' aereoporto di Juliaca, lì ad aspettarci ci sono Jhony e Rosio. Ci portano verso il Comedor, dove si trova la nostra bella casetta. Arrivati al traguardo stanchissimi dal viaggio, siamo accolti benissimo dai bimbi, dalle cuoche e da Padre Manuel. I giorni seguenti incominciamo a vedere la situazione della mensa e della scuola, subito parliamo con le maestre, che a nostra scelta ci fanno fare delle attività pomeridiane, mentre nella mattina aiutiamo nella mensa del Comedor.
Subito dopo pochi giorni incominciamo con le lezioni di italiano, inglese e teatro,  i bimbi sono molto interessati alle nostre lezioni.
Dopo 10 giorni posso solo dire che non mi aspettavo un' atmosfera di gioia nei bambini verso di noi e una sensazione di amicizia di tutto il Comedor, Padre Manuel e della cittadina Caracoto.

Yuri

domenica 14 aprile 2013

Una settimana magnifica


Questa settimana appena conclusa e' stata molto ricca: di lavoro, di stanchezze, di emozioni forti. 
Il mio programma giornaliero e' cominciato con la sveglia alle 5 la mattina, per partecipare al corso di ginnastica con Gisella e le magnifiche donne del Comedor: l'idea sarebbe che quando Gisella se ne andra' a maggio, prendero' il suo posto come “personal trainer”. 
Queste donne sono fantastiche: riescono a svegliarsi alle 3 la mattina, preparare la casa e i figli, venire alle 5 a fare ginnastica (e' stata proprio una richiesta loro) e cominciare a lavorare alle 6, fino a tardo pomeriggio, quando alcune di loro hanno un secondo lavoro da mandare avanti (come Olinda, che ha una tienda – il corrispettivo di un nostro “bar/ristorante” ricavati da garage privati - proprio davanti al Comedor). Dopo la ginnastica, alle 6 comincia il lavoro in cucina. Lavorare con loro e' una gioia, nonostante sia estremamente faticoso, e mandare avanti una cucina per 200 persone sia decisamente stancante. Non si fanno mai mancare un sorriso, una battuta, una carezza. Sembra che non si lascino mai trascinare dalle avversita', mandano avanti la casa, il lavoro, tutta Caracoto in realta'.
Questa settimana ho lavorato con loro dalle 6 alle 3, fatta eccezione per alcuni momenti quando ho dato il mio aiuto al corso di italiano tenuto da Silvia, o ai laboratori di teatro tenuti da Gisella. Possono sembrare molte ore, ma in realta', le giornate sono passate veloci e ho cominciato a capire meglio le dinamiche all'interno della cocina e in generale, nel Comedor e nella scuola, e soprattutto, le dinamiche interne al paese. Il nostro desiderio di “integrarsi” (nonostante siano in molti a continuare a vederci come Gringos) e' stato premiato quando ci e' stato chiesto di partecipare all'esibizione della fiera del paese, che si terra' appunto tra qualche ora in centro. 
Venerdi sera io e Silvia siamo andate alle prove del Waka Waka (che e' un ballo tipico peruano e non ha niente a che vedere con Shakira). E' stata una notte magica, a provare questa danza armonica attraverso le note di una canzone stupenda, sotto un cielo stellato e impregnato nella Via Lattea, che ad alzare gli occhi sembrava di poter afferrare le stelle, una ad una, soltanto distendendo il braccio e tendendo la mano. La serata si e' conclusa con un ponce offerto dalla casa e una felicita' infinita nel cuore.

Ieri mattina invece abbiamo accompagnato Jhony a visitare la sua famiglia nel campo dove vivono, ad un'ora da Juliaca. Lo scopo per lui era quello di andare ad aiutare a raccogliere patate nel campo, e noi nel frattempo avremmo potuto passeggiare nei dintorni. In realta', siamo stati catapultati nella natura, (dopo che io e Yuri ci siamo concessi un breve tragitto sul retro della jeep a respirare vita, sole e polvere)  in un campo infinito, circondato da colline che sembravano dipinte, vacas ovunque, la vecchia casa della loro famiglia (ormai un rudere, poche mura lasciate ad abbellire il panorama) e una famiglia di 7 persone intenta a lavorare un campo di patate, con uno sfondo di campi quinoa colori pastello.


Inutile dire che non ce la siamo sentiti di passeggiare, ma abbiamo deciso di dare il nostro contributo nella zappatura e raccolta.

E' stata una giornata estremamente stancante, sotto il sole peruano del mezzogiorno, ma la sensazione di lavorare a piedi nudi sul campo, circondati da queste persone fantastiche, forti e determinate, mi ha lasciato una gioia immensa, che e' esplosa quando ci siamo seduti tutti in cerchio per il pranzo, nell'ora calda intorno all'una. La nostra “tavola” era in realta' una tela distesa sul terreno, dove la madre e la nonna di Jhony avevano disposto le patate cotte da loro stesse nel terreno, e al centro una bacinella con una “tierra medicinale” che assomigliava di colore ai fanghi per il corpo che si usano da noi, e che aveva un sapore favoloso, dove inzuppare le patate, dopo averle sbucciate. Le patate piu' buone mai mangiate, condite da un queso buonissimo e dalla frutta che avevamo comprato la mattina a Juliaca. Il tutto condito da dei sorrisi stupendi di questa famiglia, cosi' ricca rispetto alla tanta poverta' del contesto in cui vivono. Questi sono momenti davvero indimenticabili.

Un abbraccio, da Caracoto.
Valeria



lunedì 8 aprile 2013

Juliaca: i trasporti e il suo mercato

Venerdi io e Yuri abbiamo accompagnato Rocio e Johny a fare il giro dei mercati di Juliaca, per fare la spesa per El Comedor. La mattinata non e' stata facile: abbiamo girato per delle ore sotto il sole, passando dal mercato della frutta, alla verdura, alla carne, al mercado Santa Barbara, al pollaio, con una velocita' spiazzante. Ci ha salvato un Jugo de Ananas da una campesina lungo la via e soprattutto, il perdersi nella citta', nel suo ritmo frenetico, nel suo essere l'emblema dell'America Latina piu' calda, polverosa, caotica, piu' vera, e probabilmente, piu' povera.




Viaggiare in Peru' e' un'impresa: innanzi tutto, non ci sono fermate dell'autobus. Le persone aspettano pazienti ai bordi delle strade, fermando il primo taxi, colectivo o combi che si presenta sulla via. Sperando che non sia pieno, o che sia disposto a farci salire. Perche' lo spazio, all'interno di questi veicoli, viene occupato fino all'eccesso, lasciando numerose persone sottovuoto in pochi metri quadri.
Inoltre, non esistono stop o precedenze. L'unica regola e' immettersi nel traffico suonando il clacson: chi prima suona, ha la precedenza, che viene silenziosamente rispettata dall'altro conducente senza sguardi di sfida o parolacce tirate dietro sul finale, come potrebbe capitare in Italia. 



Capitare nell'ora di punta, come e' capitato a noi, puo' togliere il fiato: si viene circondati da taxi abusivi e non, motociclette e veicoli di vario tipo, cosparsi di materiale umano quali: campesinos, donne con borse colorate e cappello di paglia, donne con cappello, borsa e figlio annesso, uomini con occhiali da sole, uomini con foglie di coca, donne che masticano foglie di coca, donne ai bordi delle strade che vendono pannocchie, vendono patate, spingono il carretto, dormono con foglie di coca in testa, masticano nervosamente fissando il vuoto, chi grida "Puno! Arequipa!", bambini che vendono alimenti simili a ghiaccioli, il tutto sormontato dal suono dei clacson, la musica peruana ma soprattutto, musica pop-commerciale tamarra occidentale, l'odore di spezie, lana, carne appena tagliata e sangue, gomma bruciata, teste di agnello esposte all'entrata del mercato, sporcizia, polvere, polvere negli occhi, nel naso, in bocca, sole cocente e asfalto bruciato, taxi che richiedono la protezione della Virgen de Copacabana. La sensazione che si ha e' proprio quella di essere piombati in un'altra dimensione, circondati da venditori ambulanti di qualunque cosa: frutta e verdura, pannocchie, spezie, barroccetti di patas rellenas, teste di vitello in fila indiana, coltelli, cellulari, vestiti, cappelli, pantaloni, per bambini adulti vecchi, vestiti tipici, europei, per escursionisti, cancelleria, pulcini, polveri coloranti per alpaca, cibi cotti al volo, spezie, polveri per colorare l'alpaca. Juliaca racchiude in se' tutte le contraddizioni dell'America Latina, in tutta la sua unicita'. E un pueblo con una profonda dignita' silenziosa.


A presto, Valeria

Prime impressioni


E' domenica pomeriggio, una splendida giornata di sole, interrotta soltanto da un breve acquazzone subito dopo pranzo. Le ore scorrono lente, le giornate qui sembrano infinite... Io e Valeria continuiamo a svegliarci alle 6, che d'altronde è comunque più tardi degli orari dei peruviani, che con il sorgere del sole sono già in giro. Stamattina Johny ci ha portati a Sillustani, un sito pre-inciaco con i Chulcas (monumenti funerari), ma più che le rovine, ciò che ci ha impressionato è stato sicuramente il panorama! Salendo sulla collinetta su cui si trovano i resti, all'improvviso appare il lago di Umayo, veramente spettacolare, uno specchio d'acqua abbracciato dalle colline, una vista che toglie il respiro. 



La mattinata è stata quindi davvero piacevole, con Jonhy che ci faceva da guida e la sua dolcissima bimba, Nathalie, che ha reso ancora più divertente il giro. Così siamo anche riusciti ad entrare più in amicizia con il nostro coinquilino peruviano, che sciolta la prima timidezza si è dimostrato davvero simpatico.
Ieri invece abbiamo visitato Puno, la città devo dire che mi ha un po' deluso, bruttina ed enorme, tanto che non abbiamo neanche visto il centro. Ci siamo fatti lasciare vicino al lago, il Titicaca, e ci siamo fatti affascinare da questa prima vista spettacolare, anche se dopo quella di oggi, devo dire che ha perso punti! 


Dopo la contemplazione del lago, del cielo e dell'ampiezza di tutto l'orizzonte davanti a noi, ci siamo persi per il mercato, qualcosa di enorme, con ogni strada dedicata a prodotti diversi, dai vestiti al cibo, dai pulcini e le galline ai pezzi di ricambio per automobili, ai prodotti per la casa e i mobili, insomma qualsiasi cosa possibile che si possa vendere! I profumi che ci hanno avvolti ci hanno convinto a sfidare ogni regola del turista occidentale contro dissenteria e altri mali e abbiamo assaggiato macedonie di frutta, gelati e papas rellenas (patate ripiene) e devo dire che siamo tutti e tre vivi e sani, apparentemente!
Di fatto, a parte i giramenti di testa e il fiatone (da cui deriva l'impossibilità di parlare e camminare o fare qualsiasi altra cosa contemporaneamente), il soroche o mal d'altura sembra passato senza troppi problemi, un po' di stanchezza i primi giorni ma neanche troppa! Devo anzi dire che mi sono “quasi” annoiata, anche se ho rispettato l'ordine imperativo di riposarci e lasciando che il mio corpo si acclimatasse ho passato i primi 5 giorni con l'ansia di iniziare a lavorare, di conoscere i bimbi e darmi da fare. Infatti, da quando siamo scesi, mercoledì scorso, dall'ultimo aereo qui vicino, a Juliaca, mi sono sentita pienamente rilassata, felice e realizzata, dopo lunghi mesi prima a cercare un progetto con cui partire e poi ad attendere il momento della partenza, cercando di non costruirmi nessun tipo di aspettativa, senza sapere bene che cosa avrebbe significato stare quattro mesi in Perù, lontana da tutto e tutti, dall'altra parte del mondo, senza sapere bene neanche come sentirmi, un po' preoccupata, un po' nervosa, ma con l'assoluta consapevolezza che dal momento in cui sarei giunta a destinazione tutto avrebbe acquisito senso e ogni paura sarebbe svanita, d'altra parte con un paesaggio così spettacolare, un cielo immenso e le nuvole vicinissime a noi... 


e poi soprattutto i bambini, i loro sorrisi, i baci e gli abbracci e le loro vocine che ci chiedono come ci chiamiamo e ripetono i nostri nomi per scolpirseli nella memoria. Così hanno fatto per tutto il tragitto dal Comedor alla scuola, il primo giorno che li abbiamo accompagnati, e poi ci siamo affacciate nelle classi, abbiamo conosciuto las profesoras e abbiamo iniziato a programmare le attività per i prossimi mesi, cercando di trattenere la fretta delle bambine che subito ci hanno domandato se gli avremmo insegnato l'italiano e ogni volta che mi vedono mi chiedono come si dice questo, come si dice quello, insomma mi sono sentita subito a casa e di nuovo mi vien da pensare che anche se son dall'altra parte del mondo certe cose non cambiano per nulla, le persone dovunque ti trovi sono sempre persone, parleranno una lingua diversa, mangeranno cibi diversi e ascolteranno musiche, balleranno balli, si vestiranno differentemente, ma alla fine sorridono tutti allo stesso modo e allora quando i bimbetti mi fissano con i loro occhioni e io non so cosa dirgli, gli sorrido semplicemente e loro rispondono con un sorriso ancora più bello.


Silvia