Scusate la lunga assenza, ma da prima di fine maggio siamo rimaste tagliate fuori dal mondo, senza internet in poche parole... perciò ora posto quello che avevo scritto qualche tempo fa!
Ieri, domenica, io e Valeria siamo
andate all'ultima festa del mese di maggio, “el mes de las cruces”,
invitate, questa volta dal preside della scuola. Qui infatti usa che
tutto il mese si organizzino feste attorno ad una croce, di solito in
cima ad una montagna, in questo caso proprio portataci in
processione, sulle spalle dell' “Alferado” in segno di penitenza.
La figura dell'alferado (sempre una coppia, in genere moglie e
marito, tranne l'altra volta che Rosìo essendo single l'ha fatto con
suo padre) è colui che organizza la festa e che paga, soprattutto.
In genere il tutto inizia dalla mattina con la messa, si recitano
preghiere, si ringrazia Dio e si ricordano i propri morti, dopo di
che cambia tutto: inizia la festa!
E davvero il concetto di festa qui
viene preso molto sul serio, iniziano a girare le birre ancora prima
di pranzo e rifiutare di bere è concesso solo ai minorenni, io alle
volte mi sono dovuta inventare malattie e malesseri per sfuggire! A
questo punto inizia a capitare di tutto, come di vedere signore di
una certa età che svuotano bottiglie di birra nei pantaloni
dell'Alferado, tutti ballano in cerchio, senza eccezioni di sesso o
d'età e spesso si viene costretti a ballare in centro con il
compagno di turno, ci si diverte alla grande e si mangia ovviamente!
Ma la vera protagonista della festa è sempre la birra, oltre alla
musica...
Alle prime feste ero un po'
sconcertata, ma poi ho deciso di lasciarmi andare e partecipare in
modo più completo, bisogna concedersi e ballare in mezzo al cerchio
con tutti gli uomini che decidono di invitarti, oppure trovare
intelligenti scuse per sfuggire. Spesso i più anziani sono quelli
che ballano meglio, mentre quei pochi giovani che si fanno avanti o
che vengono costretti dai parenti sono imbarazzati e rigidi. Domenica
mi sono anche esibita in una danza saltellata, di cui ho inventato i
passi, un po' copiando dall'arzillo vecchietto con cui ballavo e un
po' prendendo spunto dalle mie nozioni di pizzica e ho preso
apprezzamenti ed applausi, oltre ad essere quasi svenuta (nonostante
il tempo passato l'altitudine si fa sempre sentire!). Insomma alla
fine ci si diverte, basta che il livello alcolico del compagno di
danze sia contenuto, altrimenti un secco rifiuto è concesso e anzi
sostenuto da tutte le altre donne presenti.
L'ulteriore vantaggio di partecipare a
queste feste sono i luoghi spettacolari dove si tengono, abbiamo così
visto prima Juliaca e poi Puno dall'alto e ieri questo fantastico
panorama in cui ci siamo ritrovate immerse, con tanto di saluto alle
mucche mentre tornavamo dal “bagno” (che era semplicemente dietro
il muro della stalla)...
Inoltre, queste situazioni ti portano a
conoscere meglio le persone con cui lavori, così abbiamo prima
apprezzato quanto è divertente Rosìo dopo qualche birra, scatenata
nelle danze, mentre ieri abbiamo scoperto che il preside,
apparentemente molto serio e chiuso è in realtà simpaticissimo!
Inoltre ci ha raccontato che insegna all'università e tiene corsi su
Ecologia e Medioambiente per professori, quest'ultima cosa ha
attratto particolarmente il mio interesse, e infatti il prossimo
sabato mi ha invitato ad andare con lui a tenere il corso!
Anche le messe qui mi piacciono, sono
tutta un'altra cosa rispetto all'Italia e soprattutto i preti sono
molto diversi. Oltre ad aver apprezzato i discorsi di Padre Manuel
che durante la messa parla dell'importanza della cura dell'ambiente,
ricordando quanto lo sviluppo economico porti a dedicarsi sempre più
ad attività che la distruggano e all'abbandono dei campi, oltre che
alla perdita dei valori culturali del popolo andino che si sta
modernizzando in fretta. Poi raccomanda ai giovani che vanno a
studiare a Juliaca, di ritornare dalle loro famiglie, di non
abbandonare le loro tradizioni di non diventare avidi e accumulare
ricchezze per sé dimenticando la solidarietà con gli altri.
Poi abbiamo anche conosciuto il “Turco”
un altro fantastico prete, che in realtà è argentino e davvero
simpatico, alla mano e molto più dedito alle sue attività culturali
e di sostegno dei giovani studenti che non a predicare messe. Così
abbiamo anche raccolto un invito a cena in una casa per studentesse
da lui gestita e ad una sua lezione universitaria, oltre che a
trascorrere una settimana in un centro per adolescenti... Insomma qui
si muovono tantissime cose, speriamo davvero di riuscire a farle
tutte e dispiace solo non aver iniziato prima, ma funziona sempre
così! Bisogna entrare in confidenza con le persone e poi chiedere,
fare domande a tutti e scoprire quanto ognuno è e fa oltre a quello
che appare al primo istante.
Nel frattempo al comedor continua la
vita quotidiana, coi bambini a scuola lavoriamo sempre meglio e io
sono davvero presa dai corsi sull'ambiente. La settimana scorsa i
bambini di prima hanno scoperto che le nuvole non sono fatte di
schiuma o di cotone, bensì di goccioline di acqua, in seconda
abbiamo imparato che la carta viene dagli alberi prima di arrivare al
negozio, in terza abbiamo discusso del perché l'idea di vendere
l'immondizia ad un altro paese può non essere una buona soluzione
per disfarsene (e abbiamo per ora scartato la possibilità di
inviarla “ad un altro mondo”), infine in quarta abbiamo chiarito
che non è lo sporco dei vestiti lavati nel fiume a contaminare
l'acqua, bensì il detersivo!
Invece stiamo continuando quello che è
diventato un vero e proprio “dopo-scuola” con tanto di ballo,
pallavolo, basket, italiano e giochi vari, anche se ancora non sono
tantissimi i bambini che si fermano e le mamme della ginnastica non
sono molto costanti...
Oggi per esempio a fare ginnastica erano le
bambine, mentre dopo abbiamo tirato fuori palle e corda e due mamme
si sono lanciate nei giochi! Speriamo si aggiungano altri bambini di
Caracoto, oltre a quelli della scuola così a conoscerli e inserirci
sempre più in paese, già adesso è bello che tutti per strada ci
salutano e ci sorridono, insomma la sensazione di estraneità
camminando per strada sta un po' sparendo, anche se ancora succede
che un bimbo si incanti a fissarci, però sempre meno spaventati.
Stiamo diventando caracotegne!
Silvia