giovedì 9 luglio 2015

Nuove consapevolezze, nuovi traguardi e nuove avventure

Un’altra settimana a Caracoto è quasi finita, dopo molte attività che stiamo implementando e portando a termine. Nel frattempo, un nuovo membro si è unito alla squadra: è arrivato Antonio, un altro volontario italiano che si occuperà dell’implementazione di un progetto di orti scolastici. Fa un effetto strano ritrovarsi a vivere con un connazionale dopo mesi di “solitudine etnica”: in lui rivedo e risento lo stupore, la meraviglia e lo stordimento di fronte al bombardamento di odori, rumori e sensazioni che la rapida ascesa alle Ande ha causato anche in me. E mi sento meno strana, meno matta.
Solo ora ho capito che non potermi confrontare con nessuno su quello che stavo vivendo, dato che qui per chiunque si trattava di una realtà piuttosto scontata, è stata una prova difficile. Sentirsi stranier* in terra straniera… Eppure, subito dopo averlo realizzato, è arrivata anche la consapevolezza che ormai mi sento un po’ più a casa. E che mi mancheranno non solo il paesaggio mozzafiato e le camminate sotto il sole, ma addirittura le strade polverose e caotiche di Juliaca, i cani per strada, l’odore di birra alle feste di paese. Il Titikaka e la sua tranquillità, Puno e la sua gioia, le stesse canzoni alla radio per un mese, le trecce lunghe delle donne. E l’elenco potrebbe non finire mai, perché ormai anche nel Surandino, come in tanti altri posti del mondo che ho avuto la fortuna di conoscere, lascio un pezzo del mio cuore.
I ricordi si sommano, creando un interessante intreccio di situazioni paradossali, esperienze assurde e sogni ad occhi aperti che fanno di Caracoto la mia Macondo personale. Gli ultimi (in ordine temporale) di questi avvenimenti sono stati il día del campesino e la fiesta de San Pedro y San Pablo ad Arapa, un piccolo paese a circa un’ora da Caracoto.
Il 24 giugno di ogni anno, infatti, è festa nazionale in Perù: la festa incaica che celebrava il dio Sole, nota anche come Inti Raymi, è stata successivamente sostituita da una giornata dedicata al prezioso lavoro dei contadini e contadine che per anni hanno sostenuto l’economia del paese, fino a poco fa prevalentemente agricola. Non solo viene celebrato l’impegno di queste persone, spesso discriminate a causa della loro origine india, ma anche la forza della Pachamama[1], la madre di tutte le sementi peruane, famose per i loro fondamentali nutrienti. Personalmente, ho condiviso questa giornata con i bambini e la bambine della scuola del progetto, che mi hanno guidata in quest’incredibile mondo fatto di tradizioni sconosciute e cibi mai provati. Ancora una volta, ho avuto modo di toccare con mano quant’è bello lo scambio tra culture diverse, che arricchisce sotto ogni punto di vista. Loro si stupivano della mia ignoranza in merito ai prodotti tipici di un paese in cui, in fondo, vivo da quasi tre mesi; io gli raccontavo di cosa mangiamo e festeggiamento noi in Italia, mentre mi ascoltavano con quelle faccette da cuccioli che per la prima volta vedono il mondo.



Per continuare ad inoltrarmi nelle tradizioni surandine, il 28 giugno ho partecipato con Antonio alla celebrazione di una festa fondamentale in Perù: San Pietro e San Paolo. Per una giornata intera, ho ballato (o, almeno, provato a farlo!) a suon di huyano[2], circondata da persone vestite con gli abiti tipici e felici di dimenticarsi, almeno per un giorno, della fatica di lavorare la terra. Paesaggio magnifico, gente onorata di avere due gringos in mezzo a loro, musica divertente e tante risate… La ricetta giusta per un pomeriggio di spensieratezza che mi ha portata a una sempre maggior consapevolezza di quanto mi stia arricchendo quest’esperienza surandina.




Aurora



[1] Derivata dal quechua, l’espressione significa “madre terra”.
[2] Musica popolare della regione, le cui orchestre uniscono l’uso di strumenti tipici andini ad altri di orgine internazionale (sassono e pianola).

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