sabato 4 maggio 2013

Arequipa e il Canyon de Colca


Alla fine del primo mese qui a Caracoto, dopo essere stati invitati ad un matrimonio e aver visitato la feria agropecuaria, io e Valeria abbiamo, infine, deciso di prenderci i nostri due giorni di riposo mensile e andare a Arequipa. Infatti, per quanto il paese e la gente e la vita locale siano piacevoli, interessanti e coinvolgenti, dopo un mese iniziavo a sentire il bisogno di cambiare aria, di vedere un posto diverso e delle facce nuove. Così lunedì mattina abbiamo buttato tre cose negli zaini e siamo partite all'avventura, siamo andate a Juliaca convinte che avremo trovato subito il pullman, facendoci guidare dal grido “Arequipaarequipaarequipa!!”, invece non l'abbiamo trovato, abbiamo girato tutto il centro e infine quando abbiamo chiesto ci hanno detto che dovevamo andare fino al terminal, dall'altra parte della città!
Arrivate lì siamo riuscite a trovare il bus per Arequipa subito, questa volta seguendo, sì, la voce. Per fortuna abbiamo deciso di non chiedere nemmeno l'ora d'arrivo e siamo partite, pronte a tutto. Prima di riuscire ad uscire dalla città il pullman si è fermato varie volte e mentre tirava su altri passeggeri lungo la strada, salivano donne vendendo bevande e cibarie per il viaggio e anche il giornale. Anche durante il percorso ad ogni sosta, per dei fantomatici controlli, salivano donne con cestini di chicharrones, trucha frita e aguita de cebada, mentre durante il percorso due venditori ci hanno tenuto compagnia cercando di venderci, prima una miracolosa crema naturale a base di una de gato, eucalipto e altre piante locali, che guariva ogni male possibile; mentre il secondo una fantastica enciclopedia a fascicoli.
Arrivate ad Arequipa ci siamo subito informate sui pullman per arrivare al canyon di Colca e abbiamo scoperto che ci volevano ben 5 ore, che visto come sono qui normalmente gli orari voleva dire almeno 6 o 7 e quindi abbiamo deciso che la cosa migliore era viaggiare di notte, anche perchè le alternative erano davvero poche. Così abbiamo passato il pomeriggio e la serata a visitare la città, che devo dire mi è veramente piaciuta. 
Il centro di Arequipa, in particolare la piazza principale aveva un aspetto davvero diverso da Juliaca o Puno, grande, pulita, piena di gente diversa. Forse un po' troppo turistica, con addirittura la via dei negozi piena di catene multinazionali e Macdonald, Burger King, Piazza hut, ecc...
Alcuni edifici e molte chiese avevano un aspetto molto spagnolo, bianche e grandissime, mentre poi le stradine laterali erano più sud americane, con di nuovo i venditori ambulanti per strada (che nella piazza de armas sono proibiti), le casette basse e colorate e la confusione, anche se mai quanta a Juliaca. Insomma, devo dire una bella città tutto sommato, anche se avrei potuto benissimo fare a meno dei fast food americani, è piacevole un po' di vita culturale, come la bellissima mostra fotografica sui popoli indigeni amazzonici, e anche un po' di turismo, la sera infatti siamo finite a berci una birretta nel bar di un ostello davvero internazionale (anche come prezzi!), e un po' di mestizaje, infatti a cena ci siamo fatte tentare da una pizzeria italiana, che come garanzia di autenticità aveva una bandiera sarda fuori dalla porta.
La notte sul pullman invece siamo ritornate nel mondo dei campesinos andini, infatti i turisti veri non si azzardano assolutamente a prendere i bus di linea e forse fanno anche bene :)
In realtà a parte i seggiolini minuscoli, la guida un po' rischiosa, il freddo gelido e la calca di persone ammucchiate una sopra l'altra con borse, sacchi e bambini imbraccio, siamo riuscite a sopravvivere al viaggio e alle 6 di mattina siamo state svegliate da tutte le signore che ci dicevano Baja, baja, baja! Eravamo alla Cruz del Condor e avendo visto due “gringas” avevano deciso che dovevamo scendere... e che bellezza. 


Eravamo effettivamente in uno dei punti più spettacolari per vedere il canyon, su questa strada in mezzo al nulla con il sorgere del sole e le montagne di fronte, al di là del precipizio. Siamo rimaste per un po' estasiate a guardare il panorama incredibile di quel luogo e a cercare di avvistare i condor (che diciamo di aver visto, anche se da lontano e controluce non ci potrei giurare che fossero proprio Condor...) 
Dopo di che ci siamo incamminate verso il paese, un po' per scaldarci e un po' perchè non sapevamo che altro fare. Aspettare il bus successivo non sembrava una buona idea, ma per fortuna dopo un'ora di cammino un ragazzo del posto ci ha dato un passaggio fino a Cabanaconde, qui l'autostop è molto usato infatti, anche se visto il nostro essere bianche non è stato gratuito.
Arrivate in paese abbiamo dato un'occhiata in giro e poi, stremate, abbiamo deciso di cedere e fare le turiste sul serio, così abbiamo preso un pulmino che prevedeva varie tappe nel canyon e rientro nel pomeriggio ad Arequipa, con tanto di guida in inglese, anche se molto stentato. 
In questo modo abbiamo apprezzato il canyon da diversi punti, abbiamo fatto un bagno in una piscina con sorgente di acqua calda in fondo al canyon e abbiamo pranzato a Chivay, il paesino più grande della zona. Lì però ci siamo volute staccare dal gruppo, rifiutandoci di mangiare nel ristorante un decisamente troppo turistico e approfittando per fare una passeggiata in paese. Così siamo finite al mercato, dove in una zona coperta c'erano tantissimi banchetti che offrivano ogni tipo di cibi diversi, noi ci siamo fermate da una signora che aveva una teglia di pastel da papas che ci ha riscaldato in un microonde, ci ha fatto accomodare sui suoi sgabellini, un picolissimo tavolino, un po' di salsine piccantissime e via, squisito!
Prima di rientrare ad Arequipa abbiamo fatto altre due soste, una nel punto più alto (4910 mslm) da cui si vedono le cime di ben cinque vulcani e un panorama immenso, tutto ricoperto di sassi impilati e l'altro punto all'interno della riserva di Salinas y Aguada Blanca per vedere i lama e gli alpaca da vicino.

Rientrate ad Arequipa eravamo stanchissime, ma soddisfatte e abbiamo deciso di rientrare con l'ennesimo pullman a casa, di cui devo dire un po' sentivamo già la mancanza, anche se mi sono ripromessa di ritornare a fare un weekend ad Arequipa, quando di nuovo sentirò il bisogno di un po' di “città”.

Silvia
(foto di Valeria)

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