mercoledì 15 maggio 2013

Le messe al campo con Padre Manuel

Sia il giorno 8 maggio che stamani mattina ho avuto il piacere di accompagnare Padre Manuel a celebrare la messa per la comunita' locale al campo. La scorsa volta a Tuthuaca, stavolta in occasione di San Isidro Labrador, l'Agricoltore, e a quanto pare anche protettore delle mucche (che dovevano essere presenti alla cerimonia, ma dice siano diventate troppo "delicate" per risalire in cima alla collina).



Al di la' dei miei sentimenti religiosi personali, era molto tempo che non partecipavo ad una messa; non ricordo l'ultima (tralasciando, forse, qualche matrimonio) ma sono sicura che fosse in Italia. Una tipica messa italiana. Ecco, sono rimasta affascinata (e' dir poco) da come Padre Manuel sia riuscito a lasciarmi senza parole, felice di prendere parte all'evento, e soprattutto, estasiata dalle sue parole e dal suo modo di fare messa. Gia' sapevo che, soprattutto nelle comunita' indigene in America Latina, la religione (e quindi la messa) e' vissuta molto diversamente da come la intendiamo noi in Occidente: e' piu' comunitaria, piu' pagana, piu', se vogliamo (passatemi il termine) umana.

Ne ho avuto la conferma quando, la scorsa volta, arrivati al campo, ho scoperto che la chiesa della comunita' altro non era che una piccola stanzetta spoglia, fornita solo di banchi di scuola (funge appunto da edificio scolastico, tra gli altre funzioni) e un tavolo, e con delle colorate immagini religiose appese ai muri. Il Padre si e' vestito e poi seduto sullo scalino, accanto ai bambini. E ha cominciato a parlare, ma soprattutto, a fare domande. Ha chiesto ai bambini delle mansioni principali svolte dai loro padri e madri, sottolineando poi che le donne hanno un ruolo fondamentale all'interno della societa' peruana (aggiungo io che, soprattutto in aree rurali, la forza lavoro femminile in alcuni settori, come nell'agricoltura, arriva a coprirne il 70%).

In seguito, ha chiesto di ringraziare, pregando, tutti i fratelli e sorelle, uomini e donne che quotidianamente lavorano per le proprie famiglie e per il proprio paese.
Ha poi parlato del nuovo Papa, il primo sudamericano (argentino) e del fatto che sembra essere un Papa buono, dalla parte degli oppressi. Difatti il suo primo discorso ufficiale verteva proprio sul fatto di ridare la Chiesa nelle mani dei poveri. Mai come oggi, il discorso sembrava proprio appropriato, trovandosi in cima ad una collina con una sola croce ad ergersi sul paesaggio circostante in funzione di Chiesa, con una comunità di campesinos immersi di una religiosita' pura. Per celebrare la festa, i muchachos del campo si erano agghindati con vesti tipiche, suonando flauti. Devo ammettere che e' stato molto emozionante.


Poi il Padre ha parlato dell'importanza di mantenere le proprie tradizioni: perche' se e' importante studiare, viaggiare, muoversi, conoscere, lo e' altrettanto saper utilizzare le proprie conoscenze per migliorare il luogo dove si e' nati. Soprattutto nel caso dei campesinos andini, che stanno lentamente venendo espropriati delle proprie terre e delle proprie tradizioni: "cholitos che se creen gringos". 
 

Come diceva Padre Manuel, Dio e' morto ma resuscitato, e proprio per questo e' possibile trovarlo negli uomini e nelle cose attorno a noi, nella quotidianita' e nella umanita' terrena. E a guardarsi intorno, non si puo' non sviluppare un qualche tipo di fede. E se non in Dio, quantomeno nel genere umano.

Valeria 


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