E' domenica pomeriggio, una splendida
giornata di sole, interrotta soltanto da un breve acquazzone subito
dopo pranzo. Le ore scorrono lente, le giornate qui sembrano
infinite... Io e Valeria continuiamo a svegliarci alle 6, che
d'altronde è comunque più tardi degli orari dei peruviani, che con
il sorgere del sole sono già in giro. Stamattina Johny ci ha portati
a Sillustani, un sito pre-inciaco con i Chulcas (monumenti funerari),
ma più che le rovine, ciò che ci ha impressionato è stato
sicuramente il panorama! Salendo sulla collinetta su cui si trovano i
resti, all'improvviso appare il lago di Umayo, veramente
spettacolare, uno specchio d'acqua abbracciato dalle colline, una
vista che toglie il respiro.
La mattinata è stata quindi davvero
piacevole, con Jonhy che ci faceva da guida e la sua dolcissima
bimba, Nathalie, che ha reso ancora più divertente il giro. Così
siamo anche riusciti ad entrare più in amicizia con il nostro
coinquilino peruviano, che sciolta la prima timidezza si è
dimostrato davvero simpatico.
Ieri invece abbiamo visitato Puno, la
città devo dire che mi ha un po' deluso, bruttina ed enorme, tanto
che non abbiamo neanche visto il centro. Ci siamo fatti lasciare
vicino al lago, il Titicaca, e ci siamo fatti affascinare da questa
prima vista spettacolare, anche se dopo quella di oggi, devo dire che
ha perso punti!
Dopo la contemplazione del lago, del cielo e
dell'ampiezza di tutto l'orizzonte davanti a noi, ci siamo persi per
il mercato, qualcosa di enorme, con ogni strada dedicata a prodotti
diversi, dai vestiti al cibo, dai pulcini e le galline ai pezzi di
ricambio per automobili, ai prodotti per la casa e i mobili, insomma
qualsiasi cosa possibile che si possa vendere! I profumi che ci hanno
avvolti ci hanno convinto a sfidare ogni regola del turista
occidentale contro dissenteria e altri mali e abbiamo assaggiato
macedonie di frutta, gelati e papas rellenas (patate ripiene) e devo
dire che siamo tutti e tre vivi e sani, apparentemente!
Di fatto, a parte i giramenti di testa
e il fiatone (da cui deriva l'impossibilità di parlare e camminare o
fare qualsiasi altra cosa contemporaneamente), il soroche o mal
d'altura sembra passato senza troppi problemi, un po' di stanchezza i
primi giorni ma neanche troppa! Devo anzi dire che mi sono “quasi”
annoiata, anche se ho rispettato l'ordine imperativo di riposarci e
lasciando che il mio corpo si acclimatasse ho passato i primi 5
giorni con l'ansia di iniziare a lavorare, di conoscere i bimbi e
darmi da fare. Infatti, da quando siamo scesi, mercoledì scorso,
dall'ultimo aereo qui vicino, a Juliaca, mi sono sentita pienamente
rilassata, felice e realizzata, dopo lunghi mesi prima a cercare un
progetto con cui partire e poi ad attendere il momento della
partenza, cercando di non costruirmi nessun tipo di aspettativa,
senza sapere bene che cosa avrebbe significato stare quattro mesi in
Perù, lontana da tutto e tutti, dall'altra parte del mondo, senza
sapere bene neanche come sentirmi, un po' preoccupata, un po'
nervosa, ma con l'assoluta consapevolezza che dal momento in cui
sarei giunta a destinazione tutto avrebbe acquisito senso e ogni
paura sarebbe svanita, d'altra parte con un paesaggio così
spettacolare, un cielo immenso e le nuvole vicinissime a noi...
e poi
soprattutto i bambini, i loro sorrisi, i baci e gli abbracci e le
loro vocine che ci chiedono come ci chiamiamo e ripetono i nostri
nomi per scolpirseli nella memoria. Così hanno fatto per tutto il
tragitto dal Comedor alla scuola, il primo giorno che li abbiamo
accompagnati, e poi ci siamo affacciate nelle classi, abbiamo
conosciuto las profesoras e abbiamo iniziato a programmare le
attività per i prossimi mesi, cercando di trattenere la fretta delle
bambine che subito ci hanno domandato se gli avremmo insegnato
l'italiano e ogni volta che mi vedono mi chiedono come si dice
questo, come si dice quello, insomma mi sono sentita subito a casa e
di nuovo mi vien da pensare che anche se son dall'altra parte del
mondo certe cose non cambiano per nulla, le persone dovunque ti trovi
sono sempre persone, parleranno una lingua diversa, mangeranno cibi
diversi e ascolteranno musiche, balleranno balli, si vestiranno
differentemente, ma alla fine sorridono tutti allo stesso modo e
allora quando i bimbetti mi fissano con i loro occhioni e io non so
cosa dirgli, gli sorrido semplicemente e loro rispondono con un
sorriso ancora più bello.
Silvia
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